Vagando tra i mari della solitudine sparsa nel mio appartamento e volendo credere nell’Isola che non c’è, ho iniziato l’avventura del vedere The Promise Neverland.
È un anime, thriller psicologico fantascientifico ripreso dall’omonimo manga giapponese scritto da Kaiu Shirai con la regia di Mamoru Kanbe, disegnato da Posuka Demizu, ora disponibile su Netflix.
I protagonisti sono Emma undicenne nata un 22 agosto, Norman undicenne nato un 21 marzo e Ray, dodicenne che forse è nato un 15 gennaio.
Siamo in un orfanotrofio ricco di quiete, divertimenti e studi. Ci sono bambini sotto i 12 anni che hanno un marchio numerato sul collo e stanno facendo test per la certificazione del QI, e tre di loro, Emma, Norman e Ray, ottengono i punteggi massimi. Loro son i ragazzini quasi dodicenni considerati da tutti i più intelligenti.
A gestire con amore i bambini, c’è solo la direttrice Isabella, tutti loto la chiamano Mamma.
I bambini devono rispettare una sola regola, non avvicinarsi al confine del giardino che circonda l’orfanotrofio, ed è la Mamma a ricordargli sempre che è pericoloso.
Una sera la ragazzina Conny viene adottata, e come fa sempre quando accade, la Mamma la accompagna al cancello che porta al di fuori del giardino, ed Emma e Norman si accorgono che lei si è dimenticata il suo peluche. Corrono per raggiungerla e notano che il cancello è aperto, e c’è un furgone. All’interno vedono il corpo esanime di Conny, sentono rumori e si nascondono, vedendo e sentendo poi dei mostri che parlano di quanto sia buono mangiare i bambini, affermando che cervelli di questo pregio possono permetterselo in pochi.
Emma e Norman riescono a fuggire, ma dimenticano il peluche vicino al furgone, e la Mamma lo trova.
I due immaginano, soffrendo, che tutti quegli studi che la Mamma gli fa fare sono per rendere più grandi e prelibati i loro cervelli, e si accordano per riuscire a fuggire prima della prossima spedizione.
Questo anime, che ho iniziato a vedere sminuendolo poiché trattava di bambini che esibivano faccine scherzose e felici, mi ha sorpreso a tal punto da valutarlo quasi al livello di Death Note, quello che mi ha emozionato di più nella mia vita e che è valutato tra i migliori in assoluto a livello mondiale.
Tra l’altro Ray, sia per alcuni modi di fare come la fermezza razionale sennonché l’intelletto immenso, ed anche per una somiglianza estetica, se lo hai visto, lo sento un po’ come il personaggio L, tra i protagonisti un Death Note.
Vedendo questi bambini che si assumono ruoli di salvezza, organizzazione e regole con vari squilibri, ho trovato dei richiami al libro Il Signore Delle Mosche scritto da William Golding, che propose che L’uomo produce il male come le api producono il miele.
In questo anime non vi sono evidenti riferimenti a quest’affermazione, ma studiandone un poco alcuni personaggi, si potrebbe dire che… forse anche si.
Una serie che ti invito a vedere. Non farti frenare dall’inizio che appare leggero e giocoso, in quei giochi vi iniziali vi è costruita una eventuale fine pesante, straziante.
Quando crescendo si viene indotti ad un unico risultato, anche coloro che nascono pieni di bontà, credono che alcuni orribili mali che si fanno, servano alla propria crescita.
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