Una mattina mi son svegliato prestissimo e, avendo da poco finito di leggere un libro ambientato nel passato, sono andato di fronte alla TV e ho voluto vedere i Tempi Moderni.
Il film Tempi Moderni uscì nel 1936, ed è una commedia sentimentale scritta, diretta ed interpretata dal mostro sacro Charlie Chaplin (Charlot), ed il solo ruolo femminile importante da non protagonista è della bellissima Paulette Goddard (monella).
Siamo negli anni ‘30 del secolo scorso, e Charlot è un operaio che dovrebbe lavorare come una macchina facendo sempre lo stesso gesto, ma quella ripetizione gli fa perdere la razionalità e fa danni a ripetizione.
Per la pausa pranzo viene scelto alla prova di un macchinario che farebbe consumare i pasti più in fretta agli operai ed addirittura mentre continuano il lavoro, ma quell’attrezzo funziona in maniera disastrosa, ed una persona cerca di ripararla stringendo i bulloni, ma si capisce che il marchingegno non funzioni.
Da quel fatto in poi Charlot perde totalmente la ragione, e come vede qualcosa simile a un bullone cerca di stringerlo, e lo fa anche con i bottoni di una segretaria, cosicché viene forzatamente ricoverato per farlo riprendere dalla crisi nervosa.
Dimesso dall’ospedale, uscendovi, vede una bandiera di segnalazione che cade da un mezzo di lavoro, e per richiamare l’attenzione del proprietario la sventola mentre lui si allontana e non lo vede, ma alle sue spalle compare un grande gruppo di manifestanti, Charlot si ritrova senza accorgersene dinnanzi a loro, e viene arrestato e ritenuto il capo dei dimostranti.
Finisce in carcere e, durante i pasti, condisce senza saperlo e a causa di un galeotto al suo fianco, il suo pasto con una polvere dopante, ma grazie a quella reagisce in maniera risolutiva ad un tentativo di fuga di altri reclusi. Charlot viene reso libero ed ha una lettera di raccomandazione scritta dal direttore del penitenziario.
Trova lavoro grazie alla lettera in un posto nel quale finisce col far parte delle macchine.
C’è una grande crisi, e le famiglie povere ne risentono parecchio. Accadono proteste che divengono atti violenti, ed in uno di quelli il padre della monella viene ucciso, così lei no ha più chi riesce a mantenerla, e prova a rubare un filone di pane, ma mentre fugge sbatte contro Charlot, che all’arrivo del derubato e di un poliziotto, non appena capisce quello che lei ha fatto, cerca di prendersene la colpa per salvarla e tornare in carcere dove lui stava bene. Ma viene scoperto che la ladra era lei, e fuggono insieme.
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Questo film è una delle basi straordinarie del cinema che, per quello che ne so, è stato lanciato commercialmente e sentimentalmente in assoluto da Chaplin.
Nel lungometraggio, che in realtà dura 87 minuti, riesce a mandare tanti messaggi che sono tutt’oggi validi poiché vi sono gli stessi problemi.
Nel lavoro ci sono ripetitività ricorrenti, che debilitano il pensare ed aumentano il fare, tanto che un uomo potrebbe trovarsi meglio in carcere, dove per mangiare e rimanere in vita deve fare pochissimo e può pensare di più.
Poi ci sono le manifestazioni, con quelli definiti i grandi capi delle stesse che in realtà non sanno nulla del perché le si stanno facendo.
Le macchine potrebbero prendere i lavori al posto di tanti umani, ma se non vengono riparati dagli stessi, se ne soffre.
Le violenze nelle rivoluzioni portano mali, sofferenze e morti, spingendo i sopravvissuti a trasformarsi in ladri.
Il film non è lungo, ma ci sono tanti messaggi che Chaplin riesce a comunicare con quel suo fare satirico. Satira, anch’essa a video è una creazione di questo fenomenale regista.
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