Essendomi tuffato come al solito tra i reperti storici del parco degli acquedotti, si è affacciato tra i miei pensieri mai arrendevoli un numero, il 23. Solleticati dal suddetto affaccio, sono andato a guardare sul web a cosa sia legato, ed accendendo il mio iPhone s’è imposta la mia visione del calendario sullo schermo in alto a sinistra; oggi è il 23 febbraio! Su Safari vado a controllare cosa accadde in questo giorno in passato, utilizzando l’usatissimo Wikipedia, e scopro che il primo evento tra i tanti elencati è quello del 155 dopo Cristo.
Avvenne, secondo ciò che ci viene espresso storicamente, un fatto negativo: fu ucciso Policarpo di Smirne, arso vivo nello stadio della sua città, quindi a Smirne in Turchia, e la leggenda vuole che le fiamme non lo consumassero e per ucciderlo dovettero pugnalarlo.
Ribadisco che ciò che gli è occorso è stato un evento negativo, ed ora m’interrogo sul perché m’abbia sfiorato questo numero che m’ha portato a leggere la cosa che accadde ad un santo al quale hanno dedicato la chiesa vicino alla quale passo spesso, e nello spesso posso aggiungere la parola solitamente, visto che essa è citata (solito, non solitamente) poco prima dell’esposto parco degli acquedotti nella prima riga di quest’articolo.
Questo parco lo citai anche nel mio libro Schiavo della sua libertà, ma non ha nessun legame con la storia che inventai ciò che accadde al santo.
Sempre nel parco Arber, mio grande amico, mi fece il booktrailer de Il fuoco dell’agio, libro che diede il mio avvento alla mia letteratura sul cartaceo, mentre quella per gli ebook me la diede La piazza, tramite Meligrana editore.
Questa domanda nel me stesso rimane attiva, ma mi sento frenato nel rispondermi in correlazione secondo me al fatto che ti ho mentito. Oggi non è il 23, ma il 19. Quindi non ho visto quella data poco fa sull’iPhone, ma l’ho cercata perché volevo far pubblicare al mio sito quest’articolo proprio il 23.
Proprio ora capisco perché questo numero, tra l’altro anche famoso per diverse vicende probabilmente fantasiose che non ti narro.
Policarpo fece una lettera ai Filippesi, comunità della Macedonia che prese il nome da Filippo II, nella quale espone il rischio dell’eresia, ed io non ho svolto il mio compito sinceramente, quindi ereticamente, fingendo d’essere nel 23 febbraio.
Tra i messaggi che cerco d’inviare ai miei lettori, v’è anche il poggiarsi alla sincerità, anche se essa v’allontana dalla tranquillità, perché lei con il tempo rasserenerà, come posso dire d’essere sinceramente io ora.
Sii sincero e paziente. Attendere è importante, poiché l’immediatezza non è equilibrata.
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