Te ne andasti. Gli occhi chiusi e rimanesti.
Ero nato da poco più di tre anni, e l’ho chiesto tante e tante volte:
“Com’è stata presa questa perdita in quel periodo?”.
Presa e perdita, cose congiuntamente equilibrate.
Te ne andasti. Gli occhi chiusi e rimanesti.
Crescendo, nell’età adolescenziale, m’affezionai ad un paio di canzoni, ma non sapevo chi ne era l’autore: Gianna e Ma il cielo è sempre più blu.
Poi compresi che quello che le cantava aveva scritto anche Nun te reggae più, Spendi spandi effendi e Mio fratello è figlio unico, e sopra i vent’anni iniziai a pensare.
‘Questo è proprio forte, sta troppo avanti’.
Te ne andasti. Gli occhi chiusi e rimanesti.
Da quei miei pensieri domandai chi fosse quel cantante, e non ricordo chi mi rispose pronunciando un nome che non m’era sconosciuto, solo che sino a quel giorno lo dimenticavo sempre.
“Quello era Rino Gaetano”.
Era? Per me tu c’eri!
Venni a sapere che te ne andasti il 2 giugno del 1981 a causa di un incidente, un frontale con un camion.
Per molti questa è una giornata festiva per la nascita della repubblica utopicamente democratica, per altri ci fu in quell’anno (1981) e in quel giorno un accumulo di sofferenze impressionanti. Ora il 2 giugno, per quelli che ne soffrirono e per gli ancora non nati nell’allora, s’è tramutato in una ricorrenza celebrativa in ricordo del Salvatore canoro.
Di leggende ce ne son tante, ma di base gli occhi chiusi e rimanesti.
Iniziai a studiarti proprio dopo aver saputo di quell’inesorabile evento, ed è quindi un bene che ti dica l’importanza del tuo addio, dei tuoi occhi chiusi. Fu anche per questo che rimanesti.
Il male capita giunga ad amplificare il bene, ed anch’io fui invogliato ad interpretare i testi sottolineando la tua scomparsa. E studiare i tuoi testi è certo sì un’emozione che sotterra la tua estinzione e ti fa vivere perpetuamente.
No mio caro, me lo hanno già chiesto in tanti ma no, non sei il cantante migliore della storia italiana per me. Ve ne son tanti, tanti assai. Voci straordinarie, testi bellissimi che gonfiano i miei occhi, e tu fai parte di questa ipotetica magia.
A te mi lega l’affetto irrazionale, emotivo, inspiegabile.
Nacqui proprio intorno ai giorni in cui cantasti a Sanremo, divenendo famoso in tutta la nazione. Ti conoscevano già prima in tanti, ma divenni ufficialmente famoso con quel terzo posto esibendo quel nonsense, nomea per me non ha senso.
Al mio udito cognitivo non esponesti l’appartenenza ad una qualche ideologia politica. Cantasti tutto in maniera apartitica. T’informasti sui procedimenti, questo me lo confermarono persone che ti conobbero, e non so se avessi realmente uno schieramento al quale ti sentissi legato, e in ogni caso il mio interesse è surrogato alle tue esposizioni artistiche, di qualsiasi versante fossi al di fuori delle stesse.
Hai fatto canzoni romantiche, ma poche sulle relazioni di coppia. Ti sei espresso sui fattori sociali.
Sfiorivano le viole.
Beh, potrebbero esser visti anche questi in maniera romantica, ma sono convinto che tu li interpretassi per farci ragionare in compagnia di un sorriso.
A te che stai leggendo ciò che ti sto scrivendo forse sorridendo…
Un tuo gruppo musicale ed i tuoi amici stretti mi hanno detto che tu eri quasi sempre come apparivi sugli schermi; in certi casi più riflessivo, ma con la battuta sempre pronta.
Ovunque tu sia ora sappi che qui ci sei, e ci sarai infinitamente.
Sei un figlio unico con tanti fratelli oggi, più di ieri e meno di domani. Cresceremo insieme a te.
Aida t’accarezza, e te lo dice Tommaso, il cittadino del mondo.
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