Alle volte ci sentiamo imprigionati, non accompagnati ma indotti, ed urlando sottovoce chiediamo il perché ed il come, e sappiamo che non smetteremo mai di cercare chi quale è il Quarto Potere.
Nove candidature agli Oscar, vinto quello per Miglior sceneggiatura originale.
Ci accoglie l’immagine di un cartello con su scritto NO TRASPASSING che si trova sul cancello di entrata di un castello, ed al suo interno si vede il gesto della mano di un uomo che con il suo ultimo respiro pronuncia Rosabella, poi la voce fuori campo che sentiamo è quella di un servizio ci spiega, dopo la comparsa di giornali stampati e titoli imponenti, chi era il defunto Charles Foster Kane, padrone di un impero economico impressionante.
La madre del bimbo Charkes ricevette una immensa quantità di denaro in eredità, e lei decise di farlo crescere in una grande città sotto la tutela delle banche, che tenevano questa fortuna economica che sarebbe poi divenuta sua, del figlio.
Quando diviene maggiorenne, ci narra la voce, Charles non volle intraprendere le attività suggerite dalla banca, ma investe il suo tempo e una piccola parte della esorbitante cifra a sua disposizione in un giornale, del quale essere editore e direttore.
Ottiene quello che voleva, creando una nuova impronta giornalistica.
Appaiono le immagini registrate nelle quali compare accanto a presidenti delle repubbliche, monarchi e dittatori, e viene turata in ballo la sua appartenenza a schiera partitiche e politiche. La voce ci dice prima che visto come un evidente comunista, poi come un estremista di destra, sennonché si ascolta una voce che lo chiama nazista. Un guerrafondaio dapprima, poi uno contro la belligeranza.
La voce ci informa dei suoi politici sostenuti con maggior vigore, gli stessi che poi attaccò aspramente facendo capire che odiava la politica. Tanto è vero che poi diventa un politico ambizioso, con credenziali che fanno crescere le ipotesi di una sua vittoria alle elezioni, cosa che invece non avviene e le perde, e lui decide di mollare l’amata e odiata politica.
Nella crisi del 1929 il giornale chiuse i battenti, ma la riaprì in pochi anni tornando ad essere uno tra i più letti, ed in questo servizio ci appare Kane che nel 1935 afferma “La guerra non ci sarà!”.
Finisce il servizio ed appaiono i giornalisti che lo stavano vedendo, ai quali viene chiesto di capire chi o cosa era Rosabella, la sua ultima parola, cosicché iniziano i giri tra i conoscenti del potente Kane partendo da una sua vecchia fiamma.
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Tra i ricordi del passato, vedendo questo titolo su Prime non ho potuto fare a meno di rivederlo, e mentre attuavo questa pratica, m’è ritornato in mente che probabilmente fu questo film visto in adolescenza il primo ingranaggio a maturare il mio pensiero sulla società moderna.
Quest’opera uscì il primo maggio del 1941, e i Tempi Moderni a volte bisogna ricordarli.
Ma cosa rimane di ciò che lasciamo quando abbandoniamo la vita? Pensieri, opere, atti d’eroismo o di insolenza? Sennonché ideali, o purificazioni, o strazi?
Già, cosa rimane?
Una cosa importante è quel che pensa la gente di noi, quel che vede, come ci evidenziamo, come appariamo, giusto?
Domande, ma se dai solo risposte non cresci. Questo film è tra le mie migliori visioni di sempre, ed ogni attimo, ogni momento, racconta non solo con l’audio, che t’informo in una decina di occasioni, per pochi secondi ognuna, non è doppiato ma in lingua inglese originale, ma anche e soprattutto su quel che vedi e leggi.
Kane nel film dice che con i giornali, lui sa cosa e come far pensare alla gente.
L’apparenza è il contraltare di Rosabella, quell’atto di purezza che ci culla facendoci andare avanti solo se scegli di non seguire l’obbligo di non oltrepassare.
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