Poesia di Nero & Dorato

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Era d’estate, ed era accaldata
Ed ogni festa appare dorata
Se pensi al giorno non hai il timore
Ma la notte assume quello scuro colore
E i numeri parlano, i numeri scuotono
Ma son meccanici, e poi collaborano
Al fine ch’è quello, quel fine ch’è notte
Quel fine ch’è quello che tira la sorte
Reali, lor son veritieri per là
I numeri non fanno che aumentare la realtà

Quel fine agosto io mi svegliai
Nella terra lontana da quei numeri che forse sai
E Soverato m’accarezzò raggiante
Poiché in Calabria, forte che sia, il terreno non sente
E accesi la TV, e vidi quella fu strada in salita
E la torre civica che puntava le dita
Nell’attimo esatto, quell’attimo in cui
Il terremoto prese vite, e se presente ora può dir io fui


Ed io fui scosso, io fui sconvolto
Amatrice la conoscevo, e tre giorni prima un’ispirazione m’aveva colto
Un nuovo scritto mi stava nascendo, un nuovo libro avevo iniziato
Ch’è quel che ti voglio dire, ch’è quel che s’era terminato
Che la verità esiste e persiste, e si racconta con storie inventate
L’invenzione è fantasia, e quella aiuta, è aiutante
E ti scuote col Nero che suona, ma ha un rumore ch’è devastante
Ma poi gli altri ti mostrano il Dorato, ch’è l’aiuto dell’uno fra tante

E quell’uno sei tu, che parli con emozione
Di quella gente ch’io fui, tra quella gente ch’è il Nero e Dorato

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