Il fascino a volte è denotato da quei piccoli dettagli del viso, e sarebbe una bugia sminuire l’importanza del grande naso di Pinocchio.
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Genere Animazione, Fantastico, Avventura
Prodotto in America, Messico
Durata 121 minuti
Regia Guillermo del Toro
Interpreti Protagonista con voce di Ciro Clarizio (Pinocchio)
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Massimiliano Manfredi (Sebastian il Grillo), Bruno Alessandro (Geppetto)
Riconoscimenti Premio Oscar Miglior Film d’Animazione
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C’è Carlo, il ragazzino figlio del falegname Geppetto, che sta dondolando sull’altalena e nota un aereo nel cielo.
Allegro, vivace e gentile, corre dal padre col quale ha un rapporto adorabile: il genitore insegna le cose, il figlio le apprende.
Vivono soli in una casa al di fuori di un paesino, e facendosi una breve camminata eccoli arrivare nella chiesa dello stesso. Prima d’arrivare salutano tutti con entusiasmo.
Geppetto si fa aiutare da Carlo nel continuare l’opera del grande Gesù Cristo in croce che dovrà accogliere i fedeli. Nel mentre sente grandi botti a distanza, e sa che c’è la Grande Guerra in atto.
Intimorito, dice a Carlo di uscire dalla chiesa, ma lui ha dimenticato una pigna in quell’interno e torna a prenderla.
Il tutto ce lo sta raccontando il Grillo Sebastian, uno scrittore.
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Le favole son tante, e l’allegria traspare in tutte, persino in questa che si basa su Collodi ma è riproposta e modificata da Del Toro, nonostante renda presenti ed attive le due guerre mondiali.
Particolare il fatto che vengano parecchio riproposte le diciture e le modalità di pensiero indotto del regime fascista, e che venga proposta la presenza di Benito Mussolini.
Il tutto è coordinato dal regista che è anche Scenografo, e che tramuta degli avvenimenti inventati da Collodi aggiungendo dei messaggi che a mio avviso possono esser valutati importanti.
Lui ritiene giusto che Geppetto nella Prima Guerra avesse un figlio, Carlo.
Lui ritiene giusto giocare coi meccanismi della dittatura quando appare Pinocchio.
Lui ritiene giusto che sia il padre di Lucignolo a corrompere Pinocchio più del Conte Volpe, proprietario del circo, e questo genitore cerca di far credere al gioco sennonché magia della guerra, ove ci si diverte e si acquisisce onore persino con la morte.
Un rifacimento rischioso ma ben fatto, ed approvo l’Oscar conseguito dall’opera, poiché quella originale rimarrà per sempre nella Storia, ma proseguendo si lascia un po’ di spazio al nuovo, e si rende moderno anche il passato.
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