Sono stato un bambino che la prima parola che disse fu palla, e crescendo, ho visto che tutto quello che desideravo riuscivo ad ottenere; tutto tranne… partiamo dal fatto che Mi chiamo Francesco Totti.
Mi Chiamo Francesco Totti è un documentario sul calciatore italiano di 101 minuti, sotto la regia di Alex Infascelli e prodotto in Italia da Rai Cinema, Sky e Amazon Prime, ove è visibile, e i personaggi reali che appaiono sono molti, ma quelli più nominati sono Giuseppe Giannini, Antonio Cassano ed Ilary Blasi, oltre a l’ovvio protagonista Francesco Totti.
La presentazione ufficiale sono stati i trailer dal 18 settembre, mentre l’anteprima alla Festa Del Cinema Di Roma il 18 ottobre.
Io, Tommaso, giocai a calcio solo nella squadra dilettanti della Pro Tevere tra i 10 e i 12 anni, ed in testa non avevo grandi sogni, ma solo un grande piacere nel giocare. Quelle che erano le mie fantasie più speranzose, erano per la squadra che tifavo appassionatamente, mentre ora è un sostegno più vago, meno sentito: la Roma.
Vedi, ho fatto questa prefazione all’articolo, solo per farti comprendere la differenza tra quelli che vogliono essere professionisti di un qualcosa che porterà loro emozioni immense, con impegno senza limiti, con voglie di superare sempre se stessi per ogni piccola o grande cosa che effettuano, e gli altri che la vivono solo come passatempo, avendo i grandi che hanno raggiunto posti elevati che gli regalano soddisfazioni, gioie e tristezze; coloro i quali hanno alla propria base quel talento sul quale si impegnano a lavorare, per voglia, per principio ì, per passione.
In questo lungometraggio, Francesco Totti parla in prima persona raccontando e descrivendo tutto ciò che ha vissuto nella sua vita da calciatore, accompagnandoti come se stesse vedendo quei filmati in tua compagnia. Voce sincera, pulita, emozionata.
Parte dalla sua infanzia, con foto e brevi filmati originali, e man mano si vede il suo approdo alla Fortitudo, polisportiva calcistica in cui mosse i suoi primi calci ufficiali al pallone.
Ci saranno pochissime volte durante la visione, delle immagini video del Totti bambino che non sono reali, ma è questione di pochissimi secondi durante tutto il documentario, quel pizzico che serve per romanzare vagamente la realtà.
Francesco racconta, rivedendolo in tua compagnia, quelle sue prime azioni calcistiche, esprimendo ciò che provava, le sue scoperte di facilità del toccare il pallone con i piedi, ed il riuscire istintivamente a calciarlo per passaggi, assist e tiri. Spontaneamente, ti dice tutte le sue allegrie infantili e suoi primi timori quando, dopo l’immensa gioia della chiamata della squadra che ama nel 1992, dopo l’esordio in campo grazie alla scelta dell’allenatore Boskov, sostituito poi da Carlo Mazzone, con il quale, nei tre anni nei quali giocò sotto le sue direttive, sottolinea la crescita che raggiunse grazie a lui, col quale aveva un rapporto che lo faceva sentire come un suo figlio, l’anno seguente la Roma cambiò l’allenatore passando a Carlos Bianchi, che per un qualche motivo non gradiva le qualità personali di Francesco, ed era dell’idea di volerlo cambiare con un giocatore straniero.
Lasciare Roma. Doveva obbligatoriamente pensarci, ma non voleva farlo. Fu un torneo amichevole proprio contro la squadra dello straniero che era l’interesse di Bianchi, a far crollare questo pensiero al presidente Sensi, dopo una prestazione favolosa del giovane Totti, che all’affermazione da parte di Bianchi “O lui o me”, decise di cambiare l’allenatore, dando credito al giocatore e le redini al nuovo mister Zeman, col quale Totti avrà la definitiva consacrazione.
Potrebbe apparire una visione per lo più per gli appassionati di calcio e i tifosi della Roma, ma voglio proporti di vederlo anche se non fai parte né dell’uno né dell’altro, poiché si ascoltano le idee, i pensieri, le emozioni di uno degli sportivi che ha dei numeri tra i più grandi al mondo, con un vissuto che potrebbe emozionare chiunque abbia il desiderio di farlo, chiunque quando chiude gli occhi sa volare.
Volare. È proprio questo l’atto che ha compiuto Francesco, e lui crede di aver seguito il suo destino, ma non vuole smettere di volare, perché per quel che ha vissuto, sa che il futuro può portarti sempre qualcosa di più di quello che speri, sempre di più se ti impegni, sempre di più se non smetti di sognare.
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