La rapida e riflessiva lentezza.
Da un po’ di tempo, quando non mi sento di uscire per andare chissà dove, apro Netflix e cerco una visione per passare la serata. Alle volte commedie, altre fantascienza, raramente terrore, ma ciò a cui mi sento più legato è il drammatico riflessivo. C’era un film che non avevo ancora visto sempre frenato dal non so cosa, ma ieri ho voluto sciogliermi e l’ho vissuto.
Magnolia, lunghissimo (193 minuti), drammatico e nato sotto la regia di Paul Thomas Anderson, era spesso stato ipotizzato da me come un film di Tom Cruise, mia assurda ipotesi che ha le sue origini con l’uscita del lungometraggio nel 1999.
Inizia con voce narrante che racconta tre eventi differenti ma ugualmente strani di omicidi/suicidi di strana e difficilmente comprensibile fattura.
C’è Frank T.J. Mackey (Tom Cruise), un autore di un programma televisivo basato sul suo libro Seduci e distruggi, che vuole insegnare agli uomini a rimorchiare quelle ragazze che nei pensieri dei più sono irraggiungibili, sottolineando spesso Rispetta il cazzo!
C’è Linda Patridge (Julianne Moore), moglie di un uomo affetto da un cancro allo stato terminale, che è estremamente nervosa e persa nei suoi pensieri risultando fredda ma non determinata.
Ce Donnie Smith (William Macy), che fu un concorrente in un quiz televisivo What Do Kids Know? molti anni prima vincendo una gran somma di denaro, ma ora si trova in guai economici.
C’è Stanley Spector (Jeremy Blackman), un giovanissimo dodicenne di talento indiscutibile, che partecipa allo stesso programma di Donnie ma lo fa perché costretto dal padre.
C’è Phil Parma (Philip Seymour Hoffman), infermiere del malato di cancro marito di Linda, che ha una enorme bontà d’animo che viene utilizzato e sfruttato da chiunque.
C’è Claudia Wilson (Melora Walters), una donna ricca di problemi che vuole eliminare sniffando spesso cocaina e cercando sempre un uomo col quale andare al letto.
C’è Jimmy Gator (Philip Baker Hall) che è il conduttore del programma televisivo ove sta partecipando il giovane Stanley, che sa da poco di avere un tumore alle ossa e che gli restano soli 2 mesi di vita.
C’è Earl Patridge (Jason Robatds), il vecchio e ricco malato terminale marito di Linda, sempre sdraiato sul suo letto che non vuole smettere di ricordare.
C’è Jim Kurring (John Reilly), poliziotto divorziato che vuole cercare la nuova donna della sua vita.
Mio caro lettore, ho voluto schematizzare l’accenno del riassunto film perché ogni personaggio è da vivere e sentire nella maniera più cognitiva possibile, e uno dei messaggi che ho notato è l’immensità dei collegamenti tra una vita e l’altra, con alla base il fatto che le scelte che eseguiamo privatamente portano cambiamenti a persone che non immagineremmo mai.
Nel film, criticato in maniera ottimale dagli esperti sin dal suo esordio, troverai collegamenti tra un personaggio e l’altro nonostante all’inizio ti possa sentire spaesato.
Il cast è d’eccellenza, ecco perché l’ho accentuato in grassetto in questo articolo, e voglio complimentarmi per la recitazione con ognuno degli attori. Se ti piace quest’arte devo consigliati di vederlo, ancor meglio se sei in casa e fuori sta piovendo; ne capirai il perché solo se sarai alla visione.
Ricorda, la rapida e riflessiva lentezza è parte di quest’opera, di me, di loro e di te, devi solo accoglierla.
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