In certi casi può capitare di perderci in noi stessi, e quando vuoi trovare la strada giusta per liberarti può servire L’Uomo del Labirinto.
Un film italiano thriller e noir del 2019, della durata di 130 minuti e visibile su Netflix, scritto nell’omonimo libro dal regista Donato Carrisi, ha per protagonista Toni Servillo (Bruno Genko) accompagnato da Valentina Bellè (Samantha Andretti) e Dustin Hoffman (Dottor Green).
C’è la tredicenne Samantha che cammina per la strada, si ferma a specchiarsi e viene rapita.
Passano 15 anni e lei si risveglia nella stanza di un ospedale. Non ha forze, non ha ricordi. Compare il dottor Green, il Profiler che può aiutarla che nella maniera giusta e con la motivata calma cerca di farla parlare.
Genko ha scoperto di non aver più possibilità di vita per un infezione al cuore, e a giorni morirà. Ascolta che Samantha è stata ritrovata e decide di cercarne il rapitore.
Avendo letto questo libro di Carrisi, dapprima indeciso se vederne il film, poi sbirciando tra i nomi del cast non ho potuto fare altro che accomodarmi per giocare con Bunny.
Servillo ha quel talento che da identità ha qualsiasi personaggio, e trasmette la parola anche a quello che appare vuoto, senza più idee, senza futuro.
Valentina Bellè l’ho conosciuta in quest’opera, ed il suo è un personaggio che sembra non avere un passato, ma è pieno di quelle voglie che non conosce e che risiedono nel poi.
Vinicio è il collante tra quel prima e quel dopo che s’imbatte in drammi psicologici che spesso restan tali, eppur si muove.
Hoffman lo conosciamo tutti, ma ogni volta ci sorprende, e pure in questa storia riesce a farci affezionare a quest’uomo risoluto, che studia tutto ciò che può esser utile a quell’impresa senza tempo.
In questa continua ricerca di noi stessi, dovremmo ricordarci di dare un senso a tutti i giorni che respiriamo, poiché se vedremo l’arrivo a pochi passi, vorremmo rivivere anche quelle giornate che buttiamo nel dimenticatoio perché pensiamo siano senza senso.
Leave A Response