Infinito

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Era estate, era caldo,
era il tempo adatto al cuore in saldo,
io ti guardai, tu mi guardasti,
e quell’apericena non voleva contrasti,
eri in quel tavolo che non era il mio,
eri in quel tavolo e c’era il ‘bella zio’,
ci presentarono, e sorridesti,
la stessa cosa facevi coi gesti,
il Negroni fu chiamato,
da noi il Negroni fu bevuto,

e la musica divenne più forte,
e le tue labbra divennero torte,
quelle buone, quelle sane,
lo zucchero di canna c’era, non sono un cane,
e a casa tua poi mi portasti,
e tutto il petto poi mi baciasti,
ed il tuo ch’era estremamente pieno,
lo carezzai, come un pacato telo,

e nel tuo letto ci divertimmo,
con quella camera ch’era uno scrigno,
e poi i sogni bussarono all’uscio,
e chiudemmo gli occhi aprendogli l’uscio,
e iniziammo a dormirci realmente
continuando quel piacere irrealmente,
e il sole si poggiò sui nostri occhi,
e ci svegliò come i malocchi,

poiché noi dimenticammo quella guduriosa serata,
poiché non era stata che una calata,
e noi volevamo il più, il meglio,
la grande bellezza che era sempre al vaglio,
che non era grande, che non era bellezza,
era sol solo infinitezza,
che poi quell’amore è troppo grande,
così grande che accontentarsi è da poppante,
ma dietro quei sorrisi, dietro quei gesti,
c’era l’infinito, che rimpiangesti,
c’era l’infinito, che continuai a cercare,
ma l’amore non si cerca, l’amore è da amare.

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