Il ritorno di Mary Poppins

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Gli adulti dimenticano, è sempre così…
Molto è legato a questo pensiero, che ripeto come fossi un pappagallo mentre piovono fantasie e tengo il manico dell’ombrello come facciamo noi adulti, è sempre così.

In effetti, sono i giovanissimi a comprendere di più le storie come quella Il ritorno di Mary Poppins.
Ambientata nella Londra del 1930, colui che era il giovanissimo Michael Banks (Ben Whishaw), è cresciuto ed ha tre figli, Annabel, John e Georgie; vivono sempre in quel viale dei Ciliegi 17 con la domestica tuttofare Ellen, mentre la moglie Kate ha perduto la vita da un anno. Jane, la sorella di Michael, è una sindacalista che va spesso a trovarlo per aiutarlo in questo lutto.

Purtroppo questo Michael adulto, tra la morte della consorte e la speranza di aiutare a crescere i figli, tra le sue dimenticanze ha quella di pagare per tre mesi un prestito chiesto alla banca nella quale lavora, cosicché si presentano gli avvocati in casa sua facendogli presente che nel contratto c’è scritto che alla terza non pagata, c’è il  pignoramento della casa, e mancano pochi giorni.

I bimbi si sentono già grandi, e vogliono aiutare il padre, dimenticando la loro fanciullezza, ma quando il padre prende l’aquilone con il quale giocavano da piccoli e lo getta tra le cose da buttare, ecco che il vento lo tira nel cielo ed i ragazzini lo rincorrono nel parco.

In questo momento lo si vede sparire tra le nuvole, e… mi si son gonfiati gli occhi, perché accade ciò che tutti nel cinema aspettavamo: compare Mary Poppins (Emily Blunt) rimasta della stessa età del passato, che scende con l’aquilone in mano.

Si deve crescere, ma non dimenticando il passato.

Questo film m’ha riempito di ricordi e contentezza, poiché è girato in maniera molto similare al Mary Poppins del 1964, negli stessi posti, con le stesse fantasie nei cartoni animati e la stessa semplicità nella trama, sennonché la fattucchiera Mary distoglie l’attenzione dai crediti bancari aiutando la famiglia a ritrovare armonia e Michael a far emergere la voglia di dipingere che è in lui.

Emily Blunt è riuscita nella reinterpretazione magistrale di Julie Andrews.

Appare la stessa Mary nella mimica, negli sguardi e nel giocare con se stessa e con i bimbi.

Un ruolo lo ha anche Maryl Streep, che interpreta Topsy facendoci presente che alcune persone non smettono mai di pensare e che il mercoledì vive tutto al contrario, e Dick Van Dyke (l’attore è nato nel 1925!), che era nei panni dello spazzacamini nel 1964, ed oggi è in quelli dell’anziano gestore della banca, ballando con entusiasmo alla vita speranzosa.

Non so se avverrà, ma con il successo che sta riscuotendo questo, è possibile che venga girato anche il seguito, terzo libro, Mary Poppins apre la porta, scritto sempre dall’autrice Helen Lyndon Goff, e non sarebbe l’ultimo sulla fattucchiera da lei dato il pubblicazione.

Questo film richiama solo per il nome l’attenzione, ed anche se nei primi minuti ho sentito molto la mancanza della storia con la quale sono cresciuto, quando appare lei in discesa volante, ho sentito quei brividi infantili che devono sempre rimanere in noi.

Adulto, oppur bambino, ricordati di non scordare.

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