Il 13 aprile 1808 nacque a Firenze Antonio Meucci, inventore della comunicazione vocale a distanza, quindi fu colui che col passare degli anni ridusse le distanze di tutti noi umani.
Un fatto che può ridurre il prestigio di Meucci è che il primo brevetto del telefono fu accreditato allo statunitense Alexander Graham Bell, ed al livello storico c’è un pugno di persone che vagano intorno a questa creazione, che poi il Congresso degli USA ha riconosciuto ufficialmente a Meucci.
Nel 1849, quando è riconosciuta la prima trasmissione vocale al mondo, io non ero ancora nato, e suppongo non lo fossi neanche tu che stai leggendo, quindi come tutti i riferimenti storici che possediamo dobbiamo cullarci su ciò che è ritenuto ufficialmente come reale, ed io non constato la certezza di questo importante se non fondamentale evento glorificando la nascita italiana dell’inventore, poiché non sono patriottico, ma sento di dover credere al passato narrato o scritto per procedere nella crescita interiore.
Antonio Meucci, nella sua biografia ha molti fatti, come l’essere stato aiuto portiere dal maggio del 1824 alla Torre di San Nicolò, Firenze, e l’anno dopo fece un extra preparando fuochi d’artificio per una festa del parto che effettuava una Granduchessa, nel quale ci fu un incidente con alcuni feriti causati dai botti, ed Antonio fu salvo per il beneficio del dubbio, ma un mese dopo causò un altro incidente sul lavoro della Porta, e venne incarcerato per otto giorni pane e acqua, pena ridotta di qualche giorno grazie al padre che mandò una lettera di supplica, ma venne incarcerato nuovamente per un mese avendo piantato il servizio per problemi sentimentali o carnali con la figlia di un potente.
Dormì in carcere diverse volte per piccoli reati fino al 1831, poi si avventurò nella meccanica teatrale, e fu in uno sgabuzzino dietro il palcoscenico che effettuò la sua prima creazione che passava voci acustiche a distanza, dal retro all’avanti grazie ad un tubo.
La storia di Meucci è piena di avvenimenti, dal matrimonio ai quindici anni passati a L’Avana, ma ciò che mi ha interessato di più è stato il suo non esser schiavo di regole e la sua curiosità per poter comunicare a distanza.
Il telefono, la radio, il web e lo smartphone dal quale è possibile tu mi stia leggendo, sono tutti figli dell’Ariete astrologico che si impegnò per rendere efficace questo poter comunicare, che io comprendo possa esser anche visto come negativo quando è abusato e distoglie dal contatto umano, ma adoperato in maniera equilibrata come qualunque altra cosa, è più ricca di positività ed accrescimento.
Leave A Response