Amatrice, sempre più

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Ero un corriere UPS nei primi anni del 2000, ed il 24 agosto tornerò in quel paese che è la base centrale del mio ultimo scritto Nero e Dorato.

La gioventù mi inseguiva per tutte le strade reatine a quei tempi, quando volevo crescere ma non sapevo come, e cercavo di fuggirle. Ero un ventenne convinto di non dimostrare l’età che avevo.

Curve, e pensieri; rettilinei, e pensieri; colazione, e pensieri; buche, e pensieri; Amatrice, e pensieri.

Scosse.

Ogni volta che usciva, pressappoco una volta a settimana, sul nastro una consegna in quel paese, era là che mi scuotevo. Stupendo il panorama, bello il posto, buono il mangiare, ma rispetto a Rieti, dove facevo il grosso delle consegne/ritiri, è lontana. Tutto quel pezzo di via Salaria per più di mezz’ora. Ed erano sempre negozi, quindi dovevo andarci prima delle 13:00, sbrigandomi a terminare quelli nella città.

Ma una volta là, ero incantato dalla semplice e naturale bellezza di quei posti, e con diversi ristoranti, tra i quali quello dell’hotel Roma, dove dicevano fosse nato il piatto della Amatriciana, cosa che non so se sia reale.

Ci tornerò, ora che il timore di sembrare più giovane non l’ho più, ora che una larga parte di maturità l’ho raggiunta.

Amatrice. Quando il 25 agosto del 2016 mi svegliai ed ero a Soverato, mentre preparavo la colazione ricordo la scossa della moka ed il sottofondo della voce del TG, dato che avevo la TV accesa per ascoltare le news.

La moka scuoteva. Sentii nominare Amatrice. Mi voltai a vedere le immagini. Via Roma, quella principale del paese, distrutta. Palazzine crollate. Causa scossa. Scossa forte. Terremoto.

Ascoltai tutto ciò che dicevano. Le ipotesi sui deceduti, cercavano di figurarle le più basse possibili per non esasperare il panico, ma più vedevo quelle immagini, più temevo crescessero. Scosso.

via Roma, Amatrice

Il caffè che non avevo versato lo dovetti rifare, poiché era divenuto freddo.

Tre giorni prima avevo iniziato a scrivere un nuovo libro, ed avevo terminato due capitoli.
Ero scosso.

Quel mattino andai, come mio solito in quel mese a Soverato, al Glauco Beach, e con i miei amici calabresi non si parlava d’altro che di quel terremoto nel centro Italia. Tutti scossi.

A pranzo, dopo aver mangiato nel risto, mi misi all’ombra nel bello spazio vicino ai tavoli. Comodo il divano, stupendo il panorama, eccellente la tranquillità, ed avevo l’iPad in mano. I personaggi vollero, mi imposero, si inventarono, dei legami con quel posto, e Michela si dichiarò calabrese, proprio di Soverato. Lei, la stupenda ragazza, desiderava la ricerca di un buon lavoro a Roma. Le mie dita acconsentirono. Mirko il professore, amava il reatino, visto che aveva i suoi genitori che…

Scossa.

Nel libro, che doveva già chiamarsi Nero e Dorato, prendeva sempre più forma, aveva in crescendo sempre più ragione di esistere quel titolo, e si aggiunse il sottotitolo Amatrice.

Sempre più.

Romanzo Nero e Dorato

Il 24 agosto sarò ad Amatrice, non so di preciso dove, in quale punto esatto, ma attraverso i miei vari social ti informerò per quel che posso. Porterò copie ed un tavolino.

Se vorrai, raggiungimi.

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