Che poi mi ricordo, quel poi che era prima
Che mi piaceva giocare coi versi, ma senza la rima
Oppure la rima lei c’era, ma non mi impegnava
O era prosaico l’evento, e con loro giocava?
Era settembre, e di questo son certo
Poiché quell’evento poetico altrimenti non sarebbe sorto
Era quell’estate che chiamono estate
Era la prima estate senza… che
Che non c’era colui che ci guidava
Che non c’era colui che comandava
Che lui non era un dittatore
Che lui era la giustificazione per ogni nostro errore
E allora noi vivevamo più sereni
Eravam giovani e forti, gioiosi come i cani
Quelli senza nessun padrone, quelli che non pensano al domani
E fu in quel pensare a quel domani che tradii le altre mani
Mani perché fu con la penna che scrissi quel pensiero futuro
Pensiero poetico o prosaico, definizione che è un muro
Che era settembre, che s’avvicinava la fine dell’estate
Che era il 97, che era per me senza quel tè
Quel tè era quello importante, quello che cercavo
E per me era il prezioso, quello che vorrei lo fosse per tutti
Quel tè era l’amore, quel tè era ciò che sognavo
E quel che sognavo e il sogno di cui siam tutti cotti
Era settembre, e scrissi dei miei amici
Ciò che gli accadde, ciò che li allonava dall’esser felici
Visto che terminava l’estate, terminavano i giorni di mare
Ma i giorni di mare non sono i soli giorni d’amore
Era l’inizio del freddo
Era la fine del caldo
Che poi non era tanto freddo
Era più un caldofreddo
E di questo prezioso non ne scrissi nulla
Giocavo, ridevo con la penna, ma questo fatto fece da colla
Lo lessi agli amici, lo lessi ridendo
Che poi scherzammo per mesi, su quello scritto giocando
Ma l’unica cosa che ricordo dell’evento, prosaico o poesia
Era il titolo, che faceva dello scritto il messia
Che per noi di quello stradone non era come per gli altri settembre
Ma, col sorriso stampato, per mesi diversi fu chiamato
Merdembre
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