Ieri sera ho provato dare un’occhiata a Sanremo, spinto dalla ricerca di musicalità e testi validi.
Non potrò citare alcun nome dei concorrenti perché le valutazioni non potrebbero essere pregne di contenuti: non ricordo quasi nulla.
Ho visto e ascoltato solo la prima ora, e rimembro un ottimo comportamento di Carlo Conti, uno strano grado di locuzione di Emma ed una discreta vergogna di Arisa.
Dei cantati posso solo reputare la buona prova di Malika Ayane, gli altri o non li ho sentiti o non m’hanno incantato. Ma io sono dell’idea che se una canzone non ti rapisce immediatamente, con il tempo t’appassiona in crescita costante.
Stamattina mi sono svegliato con la voglia di farvi leggere dei testi che scrissi una decina d’anni fa. Per ora ne ho trovati solo due. Premetto che non so suonare neanche il citofono e che sono stonato, nonostante la musica la adori.
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È già mattino
E di notte quella notte non dormivo
Ero sveglio dentro al letto e ci pensavo
Troppo tempo senza tempo mi fumavo
Ero sveglio dentro al letto ma sognavo
Era notte quella notte in cui nascesti
E con gli occhi appena aperti ci guardasti
Eri frutto di un amore senza amore
Eri frutto di un amore che è dolore
Era brutto non sentirti solo mio
Perché figlio, eri un figlio senza dio
E capisco quel vagito appena nato
Perché anch’io senza dio sono cresciuto
Eri figlio della donna da me amata
Eri figlio dello stronzo che l’ha violentata
Resti figlio di un amore senza amore
Sei mio figlio e io ti amo da morire
Rit…
E ora che sei grande e che sorridi e che giochi
È inutile pensare a quei momenti vuoti
In cui pensavo al figlio di un amore senza amore
Io sono nato il giorno in cui sei nato
Il giorno che è arrivato
Il giorno in cui sei nato… tu
E di notte quella notte non dormivo
La casa in cui viveva lei era lontano
Fra un pianto e una risata mi ha chiamato
“Amore mio senza di te io non ci vado”
Quella corsa in ospedale in quella notte senza senso
Era correre al lavoro in un giorno di riposo
Era come un condannato che aspettava o vita o morte
Era tutta un’altra cosa, era un dubbio che mi rode
E fumavo quella notte,il momento era arrivato
La paura del fantasma di chi ancora non è nato
Ero lì, nove mesi c’ero stato
Da quel giorno in cui anche io ero stato violentato
Ma da violenza, se in amore è seminata
Non sempre nasce odio, ma vita e vita è nata
È una magia che s’è compiuta
È una magia che s’è cercata
Ed allora la mia donna, con i suoi piccoli vent’anni
Non sapeva cosa fare, ero muto e lei ascoltarmi
Poi un vagito, quel tuo grido
Tutto il mondo s’è fermato
Ero certo, ora si, solo di come t’avrei chiamato
Testimone involontario di un omicidio al contrario
Nessuna pena all’assassino, solo un nome: Dario
Perché padre tuo è il destino, e per me lui non esiste
Te lo crei tu da solo, e tu piccolo mio non sarai mai triste
Perché nato dall’amore di una donna ancor bambina
Perché nato, tu sei nato in quella notte, è già mattino
L’evasione
Uscito ora dal carcere chissà cos’è che trovo,
quei sorrisi, quelle maschere, come sempre sarò solo,
circondato da arroganza e da giudici implacabili
che hanno fede poi costanza “sei colpevole non hai alibi”
mentre alibi, lo sappiamo ne sono stati dati e tanti
ai politici, ai vescovi, ai santi e ai peccatori,
ma non cado nel tranello di giudicare i loro cuori.
Anche Giuda aveva il suo, ma non erano i denari,
era vittima del destino, senza lui niente cristiani.
E’ destino maledetto di trovare ovunque vai
Una testa dentro al secchio, e a gettarla siamo noi.
E il problema maledetto è il problema del sistema
Perché nasci e al tuo vagito sei già stato etichettato.
E’ il problema maledetto esser vittima del tema
Che in passato è stato scritto, che in passato è stato meta.
Ma la chiave del tuo matrix, la conosci siamo noi
Basta aprire bene gli occhi, a cercarti siamo noi
Quelli che non sanno un cazzo, quelli che se tu lo vuoi
T’accompagnano alla fonte e poi a bere siamo noi.
Uscito ora dal carcere chissà cos’è che trovo,
sono vittima, colpevole, certo ve ne do io di lavoro.
Sono quello che ha sparato da una jeep mentre scappavo,
ero il vicino e la tua erba era meglio e io l’odiavo,
ero il sabato, di notte, con le vite io giocavo,
ero spagna e al terrorismo io dicevo ‘no scherzavo’,
ero bruto mentre contava le sue tante coltellate,
ero Marylin, scopavo e ora vivo tra le fate,
ero papa con corona e guidavo le crociate,
sono papa ed ai gay dico “in chiesa non entrate”.
Cosa dite, io schierato, no non vi scandalizzate.
Sono vittima, colpevole, ne direte di cazzate,
sei di destra, di sinistra, forse tifi per la mafia,
di sicuro sono un uomo, tutto il resto è solo aria.
Ma la chiave del tuo matrix, la conosci siamo noi
Basta aprire bene gli occhi, a cercarti siamo noi
Quelli che non sanno un cazzo, quelli che se tu lo vuoi
T’accompagnano alla fonte e poi a bere siamo noi.
Io non voglio cambiar mondo, perché mai?
A conti fatti si pareggia, si livella e tu lo sai.
Basta che ti guardi dentro, che ti cerchi dall’interno,
arriveresti mai al tuo paradiso, se non ci fosse inferno.
Bada bene, ho detto “tuo” non per licenza di poeta,
sono un ateo religioso, uno che ogni tanto prega,
prega il mondo sulla carta e lo fa con le parole,
tante volte sono vuote, e mai bastano da sole,
sei tu a farle pesare,
sei tu a dargli valore,
ed è questo l’unico miracolo di cui sono testimone.
Ma la chiave del tuo matrix, la conosci siamo noi
Basta aprire bene gli occhi, a cercarti siamo noi
Quelli che non sanno un cazzo, quelli che se tu lo vuoi
T’accompagnano alla fonte e poi a bere siamo noi.
Sono quello che ha sparato da una jeep mentre scappavo,
ero il vicino e la tua erba era meglio e io l’odiavo,
ero bruto mentre contava le sue tante coltellate,
ero Marylin, scopavo e ora vivo tra le fate,
ero papa con corona e guidavo le crociate,
sono papa ed ai gay dico “in chiesa non entrate”.
E il problema maledetto è il problema del sistema
Perché nasci e al tuo vagito sei già stato etichettato.
E’ il problema maledetto esser vittima del tema
Che in passato è stato scritto, che in passato è stato meta.
Ho avuto tanto tempo per gridare e non ho fiato,
e non lo dico solamente in senso lato.
E’ questo carcere che ho dentro, e che mi chiude dall’interno,
sono vittima, colpevole, una sbarra senza perno.
Sono azione alla reazione,
Sono quello che ha sparato da una jeep mentre scappavo,
ero il vicino e la tua erba era meglio e io l’odiavo,
ero il sabato, di notte, con le vite io giocavo,
ero spagna e al terrorismo io dicevo ‘no scherzavo’,
ero bruto mentre contava le sue tante coltellate,
ero Marylin, scopavo e ora vivo tra le fate,
ero papa con corona e guidavo le crociate,
sono papa ed ai gay dico “in chiesa non entrate”.
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Vi ricordo che li scrissi una decina di anni fa.
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