Girando per il centro commerciale Cinecittà 2 e vedendone la metà dei negozi chiusi, non ho potuto non pensare al super eroe che ci vagava quando era ancora tutto attivo, Lo Chiamavano Jeeg Robot.
Lo Chiamavano Jeeg Robot è un thriller fantastico/drammatico italiano del 2015 di 118 minuti, visibile su Netflix, il regista è Gabriele Mainetti che propone i protagonisti Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti) e Ilenia Pastorelli (Alessia), ed non protagonisti Luca Marinelli (Zingaro) e Antonia Truppo (Nunzia)
Per il film vincono il David di Donatello per Miglior Regista e Produttore Gabriele Mainetti, Migliore Attore Protagonista entrambi, Migliori Attori Non Protagonisti entrambi, Miglior Montaggio Andrea Maguolo e Federico Conforti.
Un bandito fugge per le vie di Roma e prova a perdersi nella manifestazione pacifica che incontra, ma i poliziotti che lo inseguono continuano fino a che lui non scende sulle rive del fiume Tevere, dove lui si nasconde in una corruzione di ferro. Chi lo insegue, suppone sia al suo interno, ma quando entrano è vuoto e se ne allontanano. Il bandito Enzo si era nascosto in acqua, e camminando per uscirne, il bidone che lo sorregge si rompe, e lui ne acde dentro.
All’interno del bidone c’era una sostanza liquida di incomprensibile natura, ed Enzo cammina e sta male, sbarella.
Arriva a Tor Bella Monaca, zona nella quale abita, ed una volta nel suo catramoso appartamento, con il sottofondo televisivo, vomita al bagno, e si avvolge nelle lenzuola del letto tremando.
Passa la notte e si sveglia stando pressapoco bene, e dal frigo prende lo yogurt e lo mangia, poi scende al piano inferiore alla ricerca di Sergio, ma quando suona alla porta, apre la figlia Alessia che come lo vede, richiude. Enzo giunge al posto dove Sergio è di solito, ed aspetta che esca da quella costruzione disastrata.
All’interno c’è la banda criminale della quale Sergio fa parte, e lo Zingaro se ne sente il boss, e propone di recuperare un chilo di cocaina per i napoletani, ma qualcuno non è d’accordo, e ne uccide uno spaccandogli la testa.
Sergio esce e deve andare a recuperare i due stranieri che hanno nel loro corpo la droga, incontra Enzo che gli da una refurtiva che lui gli paga, e gli dice di accompagnarlo per un lavoro facile, ma una volta arrivati uno straniero muore, l’altro ruba la pistola e spara uccidendo Sergio e colpendo Enzo che cade dal nono piano del palazzo.
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Laddove il cielo è sempre sereno, non cerchi l’ombrello per ripararti.
La storia scritta ed interpretata magistralmente da tutti gli attori, ha una trama che ti consiglio di assumere notando quei particolari che ai più possono non apparire, come la manifestazione pacifica che incontra Enzo, il palloncino rosa che ogni tanto appare, quel salto dal colosso di Roma con la stessa movenza dell’animazione giapponese.
Eccellente, e quando lo vidi al cinema ne fui sorpreso. Mi immaginavo una storia pressoché ironica con un briciolo di serietà immessa dal già famosissimo Santamaria, ma da ridere non v’è praticamente nulla.
Sorpreso, tanto, dalla prova dell’a me sconosciuto all’epoca Marinelli, personaggio che m’ha più colpito, col suo fare da anarchico immensamente violento, quell’anarchico che pensa solo a se stesso, alla sua fama, al suo nome nella storia, e che ricorda il Joker di Ledger, ma non ne è la copia.
Mo vamm’a pià nero.
Non sento il bisogno di sottolineare la prova dell’oramai maestro e già nominassimo Santamaria, che dà lustro al personaggio senza amici, al giovane che cresce e matura in un mondo che cancella le sue conoscenze, e che con le ragazze, non è capace.
Ed Ilenia, al suo debutto? Nella sua prima opera vince il David di Donatello, e nel film piange e ride, con quel viso che ricalca la fanciullezza abusata e cancellata dagli adulti che cercano di nascondersela, ma la pulizia interiore dell’età le rimane, indelebile, protetta da quell’eroe, quello che aiuta, lo chiamavano Jeeg Robot.
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