Effettivamente avrei voluto mettere la foto di Luigi Tenco mentre cantava Ciao Amore Ciao a Sanremo in quella sera del 26 gennaio 1967, ma non ho potuto, e sai perché?
Sotto il suggerimento di una persona preziosa e cara che me lo ha prestato, ho voluto leggere questo libro di Philippe Brunel che racconta quel che sappiamo ed anche quel che ci è stato nascosto sul suicidio (?) di Luigi Tenco.
Solo perché invogliato, l’ho iniziato con scarsa curiosità, quella che ti si auto produce quando si tratta di supposizioni, ma dopo averlo iniziato, ho scoperto l’interesse che si è sempre più maturato, pagina dopo pagina, e l’incredibile serie di eventi che accomunano soprattutto tre personaggi.
Ci è stato raccontato e sottolineato più volte, che la sera del 26 gennaio 1967, dopo aver cantato in diretta Rai a Sanremo, Luigi, a seguito di un’apparizione festosa al dopo esibizione che capitava spesso in quelle occasioni, si è recato nella sua stanza 219 dell’hotel Savoy e, dopo aver scritto una lettera di addio nella quale esprime dissenso nel funzionamento di quel festival, avendo una pistola, si sia suicidato sparandosi un colpo in testa.
Partirei col presupposto che Luigi era destrorso, ma non si premette il grilletto puntando sulla tempia destra, ma sulla guancia sinistra. Prova per un momento a simularne il gesto, e comprenderai che può non apparire estremamente funzionale.
Il proiettile, entrato dalla guancia sinistra, uscì dalla testa e si conficcò sul soffitto, ove ne rimase il buco, ma non il proiettile. Sparì.
A scoprirne il corpo esanime, fu la cantante Dalida, che venne chiamata telefonicamente mentre era a quell’apparizione/cena, e s’arrogò l’intento di andare da Luigi perché “Tenco sta male”.
Dopo quella chiamata, nella quale qualcuno le sente dire “Dio, Dio, no, sempre le solite”, e si allontanò velocemente innervosita con uno dei suoi produttori alle 2:00 del 27 gennaio, ed ufficialmente da sola entrò nella 219 (chiusa a chiave?) trovando quel corpo, morto e circondato di sangue, ed urlandone alla visione. Lo abbracciò sporcando tutta la sua veste di sangue, urlando e piangendo, richiamando così l’attenzione dei presenti in quell’hotel, tra i quali Lucio Dalla, con la polizia che fu avvertita alle 2:45, ed il commissario Molinari che annunciò all’ANSA del suicidio di Luigi Tenco, nonostante le indagini non fossero state ancora compiute.
Ciao Amore Ciao.
Il corpo di Luigi Tenco fu preso, e portato all’obitorio (?) senza che la scientifica potesse compiere i rilevamenti, dopodiché venne riportato nella stanza e composto in maniera similare a come lo aveva trovato Dalida. Nella foto che venne fatta poi al corpo risistemato (poi), tra le gambe ha la pistola che Tenco deteneva regolarmente, la Walther Ppk 7.65, ma gli studiosi verificarono che il colpo che gli tolse la vita fu quello di una Beretta, e Dalida disse che quando lo trovò quella pistola tra le gambe non la aveva, e non c’era alcuna pistola visibile in quella camera alla sua entrata.
Il proiettile sparito.
Il 27 gennaio del 1967, si suicidò Luigi Tenco.
Il 26 febbraio dello stesso anno Dalida tentò il suicidio, ma non morì, poi a causa della depressione, Dalida si tolse la vita il 3 maggio del 1987.
L’ex marito di Dalida, Lucien Morisse, produttore discografico, si suicidò l’11 settembre 1970.
Tre suicidi di tre persone che si conoscevano. Incredibile serie di eventi.
Dalida, in quella serata del 26 gennaio 1967, cantò Ciao Amore Ciao con Luigi Tenco, ma ad oggi non potrai vederlo. La RAI ha censurato l’intera serata televisiva di Sanremo, sicché non puoi trovarla neanche tra i video del web, ed io fatto che ti ho accennato all’inizio dell’articolo, è proprio per questo accadimento. Non posso postare foto di lui che canta in quella serata, perché non so se quelle che trovo sul web siano realmente foto di quell’esibizione.
Nel libro Philippe Brunel ci informa che all’epoca giravano le voci ufficiali per le quali tra Dalida e Luigi ci fosse un legame sentimentale, ma da quel che ha sentito lui dai presenti in quell’evento, Dalida appariva realmente innamorata, lui, agli occhi di questi, neanche un minimo interessato.
Che si sia suicidato o che sia stato ucciso, la domanda che nasce più concreta, è il non raccontare la realtà, perché?
Andarsene, sognando.
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