Wallspotting

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Alla ricerca dell’aria pura, alla ricerca di siti antichi, alla ricerca di coloro che mostrano un rispetto sorridente, alla ricerca di verde  e terra, e, quest’atto è il mentre del Wallspotting.

Un posto nel quale mi portavano i miei genitori quand’ero ragazzino, e che m’è sempre rimasto nella memoria come un luogo di particolare essenza, perché anche se ero giovanissimo, questa immensa differenza sia visiva che energetica con la città lo circonda, la vedevo e la sentivo già parecchio. Era ed è come un immenso quadro di pregevole fattura incorniciato dall’asfalto e dalle costruzioni che annaspano nel caos. In quasi tutti i punti, e parliamo di una manciata di alcuni chilometri, si attraversa una strada e si è tra le costruzioni del secolo passato.

Da quando decisi di mollare il mio ex lavoro per dedicarmi alle attività legate alle mie passioni, dopo aver vissuto per alcuni mesi a Torino, quindi intorno ai quattro anni fa, intrapresi la visita in questo immenso parco, e girandolo molte volte con la bicicletta altre a piedi, mi ero impiantato nella zona delle panchine al fianco del laghetto semi artificiale, che prende vita dall’acqua di quel Marco che fu. 

Il verde del parco

Nell’inizio di questa nuova vita, nelle panchine ho fatto amicizia con diverse persone proprietarie di un’età molto più grande di quella che ora ho, essendo tutti, o quasi, pensionati. 

Quand’era bel tempo oppure nuvoloso ma senza pioggia, quindi spesso a Roma, mi recavo su queste panchine e parlavo con questo gruppo di amici chiedendogli spesso lumi sul passato, e voglio sottolineare il fatto che tra loro c’è un novantenne che è sveglio, attivo e cammina con naturalezza.

No caro lettore, nomi non ne faccio.

Oltre a parlare con loro, cosa che avveniva ed avviene a tutt’oggi quasi solo la mattina se non è estate o primavera, in alcuni casi mi appostavo in solitaria su uno dei tavoli di legno con il mio iPad per scrivere poesie, libri, racconti o articoli.

Non solo seduto sulle panchine

Meno di un anno fa, accadde che un giorno inizia a dialogare con un mio coetaneo, che era prima una persona con la quale ci salutavamo solamente, ed in pochi casi avevamo aggiunto qualcosa a quel Ciao, ma in quell’occasione eravamo accanto al Muro, e sentimmo di poter parlare presentandoci al meglio. Scoprimmo di avere in comunione lo stesso interesse per la spiritualità, l’energia universale della vita inesauribile.

Il coetaneo, diede così il via alla conoscenza di quel gruppo di persone che vedevo sempre dalle panchine al fianco del laghetto, e che pensavo fossero… no, non riuscivo a pensare cosa fossero; li vedevo sempre sopra o ai piedi di questa costruzione secolare, ma non notavo mai sporcizie. Sentivo che loro avevano cura di questo posto, ed anche con alcuni di loro c’era in passato solo il Ciao, affiancato da un sorriso.

Il Muro, è nel parco ed ha qualche attinenza con le acque, ma per capire di cosa si tratta si deve essere dotti.

Dal dialogo col coetaneo in poi, ho avuto la crescita nel conoscere il gruppo del quale faccio parte, e con il quale mi incontro senza appuntamenti al Muro, in uno spazio che non ha confini, ma il punto più da noi frequentato si potrebbe identificare un centinaio di metri. Con loro, sia più giovani che più grandi di me, ho attivato una conoscenza tramutata in amicizia, che prescinde dalle regole alle quali ero abituato, ed ha una struttura totalmente libera, intenta all’aiutarsi ed al mantenere rispetto, senza il bisogno di chiederlo. Si scherza, si gioca, si ride e ci si diverte, con anche il trattare argomenti di maggior spessore, forti, sentimentali o storici, mantenendo in certi casi le proprie idee, o inglobandole a quelle di un’altra persona, il ché attesta la crescita che ti ho accennato poc’anzi.

L’amicizia a cui ero abituato, non aveva e non ha un ché di negativo, e continuo a vedere e frequentare anche i miei compagni d’adolescenza, quelli con i quali sono cresciuto. Sono legato indissolubilmente a loro, ma sento di volerti raccontare questa nuova avventura che sino ad oggi non m’ha mostrato liti di nessun genere. Cosa che affermo per quello che hanno visto i miei occhi.

Nell’enorme parco con il Muro che lo attraversa, in realtà non vi sono diversi gruppi, ma un incontro perpetuo di persone ove c’è chi si conosce di più e chi di meno, ed appare spesso il saluto anche tra sconosciuti.

No c’è moda, e vi può essere chi gira in tuta, chi con abiti rotti e da battaglia purché comodi, che accompagnano una persona in giacca, cravatta e pantaloni di vigogna.

Non c’è classificazione né sento persone che parlano male di altre che frequentano di sovente il parco; siamo persone che gratificano il Muro ed accarezzano il verde naturale che da vita a questo Nuovo Mondo che esiste da millenni, con reperti storici sempre mantenuti da volontari non iscritti a nessun ente burocratico.

Respira

La natura ed il verde, con l’audio del chiacchierio allegro o riflessivo delle persone, sono il respiro del Muro.

Come ti descrissi nella recensione di Trainspotting, questo termine non ha un valore inglese totalmente grammaticale, ma è una nomea dell’usanza nata con l’avvento delle locomotive e dei treni nel corso del 1800 in Inghilterra, che ha riferimento alle persone intente ad aspettare il passaggio degli stessi per il piacere delle novità.

Train/spot/ing= Treno/bagliore/facendo

Il piacere nelle novità.

Il mio riferimento è solo a questo scopo dell’epoca, non ha nessun altro collegamento col film, e noi, seduti o ai piedi del Muro, siamo in attesa delle novità effettuando un Wallspotting.

Che il nuovo anno non abbia più confini.

Se vuoi leggere del bene nel male.

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