Il mio pomeriggio ad Amatrice

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Mi sveglio intorno alle 9:30, faccio la colazione, leggo un po’ il libro Traispotting del quale avevo visto solo il film, poi dal divano accendo la televisione e vedo che sulla RAI parlano di Amatrice.

Naturalmente, come spero tu abbia già letto, sapevo di voler fare questo viaggetto per andare a rivedere dal vivo quel paese nella ricorrenza del 24 agosto, posto nel quale non andavo dal 2006.
Rivedere dal vivo.

Faccio lo spuntino mentre ascolto ciò di cui parlano i residenti, e arrivo all’orario del pranzo, ma prima mi organizzo sulle cose da portare con me, e cioè la borsa per tenere le cose al fresco contente acqua, integratori, spuntino per l’arrivo e copie del libro. Alle 14:00 esatte esco e, dopo aver notato che ad Amatrice il meteo dava la pioggia, vengo stupito dalla stessa i Roma, proprio quando sto partendo.
Naturalmente dura cinque minuti, proprio per provare a infastidirmi.

M’avvio e, anche se la strada e semplice e la conosco bene, vedo sul navigatore se c’è traffico, ed esso mi mostra il tragitto di un’ora e 53 minuti. Stavolta non voglio prendere l’autostrada, e dal raccordo esco sulla Salaria, ma facendola e passando come sapevo in Monterotondo scalo, oltre ai semafori incontro tre camion immensi che rallentano il mio andare.

A due ore e 20 minuti dalla partenza, arrivo all’uscita che porta ad Amatrice, e sono già di base sconvolto dall’ospedale che era prima della curva dell’accesso al paese. Che c’era lo so, ci facevo delle consegne, ma ora ci sono i ruderi, ruderi e poche mura. Appena lo supero, facendola, gli passo dietro, vedo al fianco del supermercato (chiuso) che… che…
È tutto diverso ora
. È tutto nulla ora.
Ho visto diverse volte le immagini televisive, ma si concentravano, quelle viste da me, su Via Roma. Via che è percorribile, ma non esiste più come corso. Non esiste più come il resto del paese, ed io non pensavo fosse proprio così. Tutte le strade nelle quali mi capitò di effettuare consegne, non ci sono più. Non si possono raggiungere neanche a piedi, e passando su Via Roma, non ci si può fermare con la macchina né camminarci senza. L’unica cosa che appare tra le macerie, è la torre civica nella quale, essendo in macchina, non sono riuscito vedere se vi è ancora l’orologio che rimase bloccato al momento della prima scossa forte.

Amatrice oggi

Supero quella via nella quale c’erano negozi, si passeggiaeva e si stava in armonia, e a circa 300 metri o forse più, ci sono i militari, che c’erano anche prima dell’entrata accanto al supermercato. Sono loro che regolano gli accessi solo e soltanto con la macchina, mentre a piedi si deve avere l’autorizzazione.

Sbigottito da quel che solo in parte temevo, mi accosto e parcheggio in un posto che non reca fastidio alcuno, poi mi dirigo verso i militari e loro mi dicono quello che ti ho scritto poc’anzi e che non sapevo: possono camminare, solo fino allo slargo perché poi non si può essendovi state messe le barrire in cemento, esclusivamente gli autorizzati.

Torno alla macchina, la supero e vado nei due centri commerciali che hanno costruito dopo il terremoto. Chiusi. Questo perché hanno voluto rispettosamente non attivare le aziende nel giorno del ricordo del disastro.
Non sapevo lo avrebbero fatto poiché l’anno scorso non lo fecero.
Agli amatriciani con i quali ho parlato non è piaciuta questa scelta.

Entro nei punti di alloggio costruiti presto, da quel che mi hanno detto i residenti, e parlo con alcuni di loro.
Gentilissimi. Ognuno alle mie domande risponde e mi propone come aiutarmi per quel che voglio fare.
Essendo giornata di chiusura per lutto di paese, poche le persone che giravano. Ci ero andato per proporre il mio libro uscito da poche giorni, Nero e Dorato, romanzo che tratta scosse personali di quattro personaggi, che vivono quella del centro Italia con maggiori danni e perdite ad Amatrice in maniera diversa.

Una donna, del primo gruppo col quale ho parlato, dopo che ho mi sono esposto ha deciso di comprare il libro del quale ho accennato qualcosa, ed accetta di farsi il primo selfie in mia compagnia con questo libro.

https://www.instagram.com/p/B1jUPiAoRb8/?utm_source=ig_web_copy_link

Visito altri due punti di alloggio parlando con le pochissime persone presenti, poi m’incammino verso il punto nel quale ci sono i militari perché due ragazze mi dicono che là, nello slargo che non potevo raggiungere, c’è il sindaco che stava ricevendo un’intervista dalla Rai, e ho voluto aspettare che ripassasse per parlargli.

Non potevo raggiungerlo, ma parlando con un signore (gentile come tutti), lui mi dice:
“E allora raggiungilo”.
“Beh, solo gli autorizzati possono andarci a piedi”.
“Ti porto io con la macchina, sali”.

Arrivati, e sceso quando lui me lo propone, e mi sono messo accanto ad un signore col quale avevo parlato prima che ora era al telefono. Aspetto che il sindaco termini , poi quando fa per allontanarsi mi avvicino e gli dico al volo quello che ti ho scritto poco fa, quattro personaggi scossi, Amatrice, avevo le copie dietro. Sicuramente è stressato da tutto ciò che deve fare e per tutti quelli a cui deve rispondere, ed ha anche una certa fretta.

In modo cordiale mi dice: “Oggi non c’è nessuno, prova a tornate il prossimo week end e potrai vendere i libri”.

Dopodiché mi riavvio alla mia auto e riparto per Roma, avendo fatto quello che volevo fare dal 25 agosto 2016, e cioè recarmi in quel paese che c’era, riviverlo, riavere contatti con le persone che mi spiegarono altre cose.

Inizia a piovere.

Sorrisi. Se nel selfie vedi quei sorrisi, ci sono perché sono le cose belle, buone e allegre che possono ricostruire ciò che c’era ed  era bello, ed a volte c’è bisogno di ciò che è brutto, il male, per poter col tempo maturarli. Maturare i sorrisi.
Prima il Nero, poi il Dorato. Equilibrio.

Gentili tutte le persone con le quali ho parlato, che ringraziano sempre chi li aiuta, ma non hanno una bella impressione dei politici.

“Sono tre anni, ma ancora non dicono se, e dove ricostruiranno Amatrice”.

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