Stranger Things

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C’è sempre qualcosa… quel qualcosa anche di strano che ti invita a fare, ed in questo caso fu la pubblicità che fece apparire Uan sulle reti Mediaset con il richiamo agli anni ‘80: Strangerg Things.

La serie iniziata nel 2016 e ideata da Matt e Ross Duffer ha tanti protagonisti, ma i due che voglio citare sono la già famosissima da anni Winona Ryder (Joyce Byers) e David Harbour (Jim Hopper), visto che gli altri sono il giovanissimo gruppo di ragazzetti delle scuole medie, ma anche no,  e sarebbero troppi.

Joice e Jim

Siamo a Hawkins nel novembre del 1983, e Will, un dodicenne facente parte di un gruppo fraterno di coetanei, perde i contatti con chiunque, e gli amici iniziano a cercarlo. Nel mentre, in un laboratorio un ricercatore viene ucciso da non si comprende cosa, ed una particolare ragazzina approfitta del caos che crea quest’evento per fuggire dall’enorme stabile nel quale era quel laboratorio.

Domande per l’uccisione, domande per la fuga.

La ragazzina dodicenne trova per una notte sistemazione in un ristorante, ed il giorno dopo continua a fuggire perché ricercata dagli agenti del laboratorio, e nel farlo incontra e conosce, in maniera strana visto che con i suoi silenzi iniziali lei era sembrata stramba, il gruppo dei restanti tre Mike, Dustin e Lucas, che in poco tempo scoprono un piccolo tatuaggio con scritto un numero che ha sul braccio la ragazzina, e visto che lei non gli dice altro nome se non questo, la chiamano Undici.

Undici sa quale fine abbia fatto Will, e cerca di aiutare il gruppo dicendogli che sia finito in un’altra dimensione, come se fosse un Sottosopra del mondo reale, ed il gruppo continua a fare analogie con i supereroi ed i mostri che loro adorano leggere e vedere nei film. Tra loro, il gruppo e lei, non si capiscono perfettamente, ma si comprendono.

Il gruppo di base

Will è sparito a tutti, e la madre Joyce Byers vive esperienze strane nel proprio villino, ed agli occhi degli altri appare nervosa, ed a tratti un po’ pazza a quelli a cui racconta ciò che vede.

A guidare le ricerche è l’agente Hopper, che ha vissuto enormi dolori, e prima non crede a ciò che gli racconta lei, poi col tempo…

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Orbene, ho riassunto in poche righe quel che non avevo granché capito della prima stagione di questa serie, che mi aveva da una parte affascinato sia per la fotografia e gli effetti che per le parti recitate benissimo dai giovani e dagli adulti, dall’altra reso un po’ limitato perché non capivo molto di questa opera che sta facendo numeri immensi in tutto il mondo. ,

Ho iniziato a vedere la seconda stagione, ove c’è anche una puntata nelle quale oltre ai ricordi per le musiche degli ’80, c’è anche il gruppo dei Ghostbusters, e appassionandomi sempre più ho carpito uno dei messaggi importanti (sempre soggettivi) che mi ha donato quest’opera: non mollare e non sminuirti mai.

Sembra una cosa facile a dirsi, ed in effetti la dicono in tanti, ma non è il solo ascoltare questo consiglio a fartelo assimilare, serve viverlo, ed un libro, una serie visiva, un film, un dipinto, una canzone o altre opere artistiche, hanno questo scopo, e solo se tu vorrai scoprirlo, solo se ti impegnerai, arriverai alla rivelazione del o dei messaggi.

Per crescere, bisogna soffrire. Al giorno d’oggi siamo più per il tutto e subito, e le crescite ci appaiono più veloci, ma questo solo perché non vogliamo vedere nulla di lento, e ci intristisce pensare al vedere un ramo sul fiume che scorre, ma ti suggerisco di non pensare di farlo, attua l’azione. Dapprima è possibile che ti annoierà il guardarlo questo ramo, datti tempo. Quel ramo ha una storia, e se ti impegni puoi ridare vita all’albero dal quale si è staccato.

Quelle che ti faccio leggere sembrano cose strane.

Un altro suggerimento: se avverrà anche per te, supera il tranello che ho vissuto in questa serie, ed alla fine della prima passa alla seconda stagione, scoprirai tante cose che non avevi capito della storia, e di te.

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