Quasi amici

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Era sera e volevo vedere un film che mi facesse sorridere senz’allegria, ed ecco che girando per Netflix mi si presenta un film che avevo visto diverse volte e col quale io e lui siamo siamo divenuti Quasi amici.

Girato nel 2011 dai registi Olivier Nakache e Eric Toledano con gli attori Francois Cluzet (Philippe) e Omar Sy (Driss) due attori principali, è ambientato per lo più a Parigi.

L’inizio è dei due protagonisti che corrono in macchina, la Maserati di Philippe un ricco dalla barba incolta, con alla guida Driss, che ne è il pilota poiché  il proprietario è tetraplegico, che vengono inseguiti dalla polizia a causa della velocità esuberante. Vengono raggiunti e Philippe finge di avere un ictus sbavando, allorché vengono scortati al pronto soccorso e, quando i poliziotti si allontanano, loro fuggono via.

C’è intesa giocosa tra i due.
Dopo si torna ai flashback dell’inizio, quando si conobbero.

Philippe è un ricchissimo tetraplegico che cerca un badante, e ci sono diversi uomini seduti e pronti a candidarsi fuori la stanza del ricco; sono tutti esteticamente curati in quel posto chic, tutti tranne Driss il trasandato, che si trova là per farsi firmare la sua presenza e il suo tentativo di trovare quel lavoro che non vuole per poter continuare a ricevere i benefici assistenziali economici.

Driss si presenta

Quando lo chiamano a fare il colloquio, Philippe si sorprende della schiettezza e della simpatia di questo giovane che gli espone schiettamente quello che vuole, cioè quella firma, ed eventualmente un’uscita con la ragazza che è accanto a Philippe e lo aiuta a fare tutto, visto che purtroppo Philippe non può fare nessun movimento.

Il ricco gli dice di passare il giorno seguente alle nove per effettuare la firma, visto che a causa della sua invalidità non è in grado di firmare, e non c’era la persona che lo poteva fare al posto suo poiché ne fa le veci.

Driss torna a casa sua, appartamento sciatto e pieno di bambini, e viene cacciato da una sua parente dato erano sei mesi che non si faceva vedere.

Il giorno dopo Driss si ripresenta in quella lussuosa residenza ed una donna gli fa l’elenco delle sue mansioni, e lui la segue in un dubbioso silenzio perché stordito dall’eccellenza del posto e dalla sua eventuale stanza, e Philippe e gli fa capire che potrà fare un mese di prova da badante, e se vorrà gli firmerà quel foglio e lui potrà andarsene “Ma sicuramente non durerai una settimana”, aggiunge.

Phillippe e Driss in giro allegramente

Per Dress il rispetto non è fare ciò che la società indotta ti invita a fare, ma il far vivere con accrescimento tutto ciò che ci circonda.

Questo film mi stupì quando lo vidi la prima volta. Una storia così dura, quella dei un ricco tetraplegico che quindi non può fare nessun movimento e deve stare su una carrozzina perennemente accompagnato e circondato da persone che possono farlo sopravvivere, che viene esaltato da Driss, un giovane che odia la burocrazia e vuole farlo vivere, e non frena le sue battute.

Per Driss lui è un ricco che ha quanto immenso problema che

“Se lo avessi avuto io mi sarei sparato”.

“Eh si, ma non avresti potuto fare neanche questo”.

E giù a ridere entrambi.

Philippe ha questo handicap senza limiti, ma l’altra cosa che non ha limiti e vuole fargliela continuare ad avere Driss sono i sentimenti.

L’ultima scena l’avevo già vista e sapevo la sorpresa che avrebbe stupito Philippe, ma in ogni caso l’interpretazione degli attori m’ha regalato quel senza limiti che pone le basi del nostro essere.

Se hai Netflix

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