Lui è tornato

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Anche all’epoca all’inizio ridevano di lui…

Ieri sera su Netflix ho voluto avventurarmi nella neo comparsa del dittatore Adolf Hitler.

La trama all’inizio ha un ché di commedia allo stato puro, ma col passare dei minuti s’avverte la satira che fa allontanare il sorriso dal volto dello spettatore.

Il 23 ottobre del 2014 Hitler (Oliver Masucci) si sveglia sdraiato sulla terra di Berlino, e viene avvistato da un giornalista in crisi che lo crede un comico travestito, poiché dai suoi comportamenti e dal suo parlare appare un attore che ha studiato bene la parte.

Con i pochi soldi di cui dispone il giornalista, trova il modo di rifugiare Hitler per le prime due notti nell’edicola di un giornalaio, posto in cui, spaesato, Adolf comprende tante cose a riguardo di quel suo futuro.

Fabian (Fabian Busch), il giornalista, espone a Hitler il bisogno di soldi, e lui gli dice che prima d’essere un politico,  lui era un pittore, cosicché si mettono in una zona centrale di Belino e lui inizia a fare dei ritratti con caricature, ed alla gente che viene richiamata dalla presenza di quell’uomo che credono sia travestito da Fuhrer, piacciono.

È l’inizio di un successo che ispira Fabian a fargli dei filmati che pubblica su YouTube, e riscontra che fanno un milione di visualizzazioni, così lo porta al giornale dove lavorava ed era stato licenziato, e Hitler, per tutti un satirico, incuriosisce la direttrice dell’emittente televisiva che lo fa apparire come spalla ad un altro comico valutato di grande spessore; ma quello che era la spalla, dal primo programma, diviene la testa. Al pubblico piace ciò che lui afferma, anche ipotizzando che sia un satirico, in tutto ciò che espone alcuni si trovano concordi.

Adolf Hitler diviene famoso e conosciuto.

Impressionante m’è apparso il coraggio di pubblicare questo film, ripreso da un libro bestseller di Timur Vermes, ed ancor di più il modo in cui sono stati utilizzate cose storicamente reali legate a scene in parte divertenti. In parti molto poco divertenti, come il fatto che lui da giovane volesse fare il pittore, o il numero 55 della sua tessera del partito, o il suo avere una passione per i cani, ma odio per quelli che non gli ubbidivano. Questo Fuhrer inventato, in realtà si comporta come si può immaginare che quello reale potrebbe fare, senza ironia e con fermezza.

Il vero Hitler argomentava realmente cose nominando la democrazia, ma quest’ultima per lui aveva bisogno di uno forte che comandasse e prendesse decisioni avendo potere.

Un’altra cosa che fa riflettere, è che molte scene sono state girate in una Belino che non sapeva si stesse girando un film, e tanti hanno voluto fare i selfie con Hitler, alcuni hanno parlato positivamente di cose che diceva quel fantoccio dittatore che era di fronte a loro. Io sono stato a Berlino, e so con certezza che tutti coloro che ho incontrato schifavano e si vergognavano di ciò che quell’uomo aveva fatto, ma se si argomentasse in maniera studiata facendo leva sul nazionalismo e non esaltando il razzismo, per una parte di quelle persone rimarrebbero schifo e vergogna? Questo film ti risponderà.

Io non sono ideologicamente democratico, perché è filosoficamente e scientificamente provato sia una un’utopia irrealizzabile, né ho speranza in un personaggio carismatico che comanda su quello che voglio scegliere, ma credo nel rispetto verso tutti e nella pace assoluta con l’unica arma del non fare per non essere complice, eseguendo comunque sia tutte le leggi che conosco poiché le ritengo funzionali. E tu?

Se hai Netflix

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