La giornata m’aveva dato buonissime notizie ed ero allegro e beato, e visto che spesso fuggo da film d’azione drammatici, sentivo d’avere una base giusta e mi avventurai in American Sniper.
Essendo la regia di Clint Eastwood, repubblicano convito di cui l’unico dei buoni film che ho visto che non ha una base esclusivamente nazionalista è l’ottimo Milion dollar baby, m’aspettavo già azione, legame alla bandiera e voglia di fare per gli Stati Uniti, e… procediamo a gradi.
È un film di carattere biografico, ed e quindi una storia vera probabilmente romanzata.
Chris Kyle (Bradley Cooper) è un texano cristiano che è stato cresciuto da un padre che ha molto orgoglio e per lui ci sono tre tipi di uomini: il cattivo che fa del male per ottenere, il passivo che fa tutto ciò che gli viene ordinato, e il buono che fa solo il bene degli altri e di se stesso che utilizza la violenza se serve e lo fa attivamente.
Chris ha un talento nelle doti di cecchino poiché sin da giovanissimo il padre gli ha insegnato ad utilizzare il fucile per la caccia, e sentendo in televisione quello che stava accadendo l’11 settembre 2001, decide di arruolarsi nel corpo d’élite SEAL.
Durante l’addestramento conosce Taya (Selvaggia Quattrini), se ne innamora e la sposa.
Nel 2004 parte per un combattimento a Falluja in Irak, e la moglie è incinta.
Le sue prime vittime sono un bambino e una donna che stanno per completare un attacco ai suoi compagni. Lui ne soffre.
Con il passare del tempo il suo talento viene riconosciuto da tutta la sua squadra ed anche dai nemici: è il cecchino con più vittime riscontrate negli attacchi ed è nominato Leggenda.
Scopre che ha un pari livello tra i terroristi, il Macellaio, e vuole trovarlo per sconfiggerlo visto che è che protegge uno dei leader di Al-Quaida.
Il film, come avevo anticipato, è ricchissimo d’azione con scene molto dure.
Interpretato magistralmente dagli attori, da in effetti molto fierezza ai nativi americani, e non si vedono praticamente mai degli atteggiamenti pacifici, ma solo il rispetto estremo per le donne e i bambini, caratteristica anch’essa che ha un ché di brand americano.
Non sempre mi piacciono film d’azione (a parte Tarantino), e mai scrivo recensioni negative, mi impegno solo per suggerire un qualcosa di intenso valore artistico, quindi American Sniper, vincitore di un Oscar per miglior montaggio sonoro, è un lungometraggio che ho gradito, soprattutto per il messaggio finale, unica parte della quale son certo sia reale perché non modificabile.
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